
Una delle bellezze l’Italia può
vantare in tutto il mondo sono alcuni dei suoi paesaggi. Come restare
indifferenti dinanzi alla costiera amalfitana, oppure osservando scorcio delle
nostre alpi o l’eleganza delle colline emiliane e toscane; questo e molto
altro, ovviamente. Guardandoli, possiamo scorgere molto di più di un semplice
borgo a picco sul mare o di una distesa di neve o di un colle verdeggiante. Possiamo
notare la grandezza e l’impeto della natura, come nel caso di una montagna, o
la capacità di adattamento dell’uomo, come un borgo in picchiata sul mare, con
vicoli tortuosi e case strette. Credo sia capitato a tutti noi di osservare nel
profondo il paesaggio che ci circonda, vedere cosa ci può trasmette. Ebbene, se
girando per la costiera si avverte questa sensazione di eleganza legata al
territorio, di gente che vive in un tutt’uno con l’ambiente circostante, restiamo
colpiti e sorge in noi un rispetto per quell’ambiente, per il suo territorio; non
potremmo dire lo stesso con i paesaggi delle nostre terre, quelle dell’alto
casertano che, anche se non paragonabili in termini di bellezza con quelle
amalfitane, “neppure provano a dare un segno di bellezza differente”, vorrei
aggiungere.

Il senso che maggiormente
avverto, soprattutto passando per i vari borghi o i vari campi che ci
circondano , è quello di desolazione. Una desolazione non legata alla mancanza
di popolazione, ma alla mancanza di rispetto per il territorio e di
valorizzazione. Ti guardi intorno e vedi case abusive costruite in punti
impensabili, costruzioni fatiscenti abbandonate a sé stesse, fabbriche
inutilizzate da decenni e lasciate all’incuria del tempo, strade distrutte
dalle intemperie e non e mai rimesse a posto, cumuli di rifiuti abbandonati
lungo i fossi e nei campi, cave che squarciano i nostri monti; questo e altro
trasmettono un’aria di assoluta tristezza. Il tutto poi si ricollega alle
stesse condizioni di vita attuali nel territorio: emergenze rifiuti che si
susseguono nel tempo, abbandono nelle montagne o smercio illegale degli stessi
a mano di criminalità organizzata, incuria dei cittadini per l’ambiente
circostante e la loro salute, mancanza di una forte presenza statale per
l’imposizione di meccanismi di tutela e valorizzazione dei borghi, dei campi e
delle cittadine. Se la terra su cui viviamo risulta mortificata da anni di
maltrattamenti operati alla stessa, e dal punto di vista economico ci si trova
sullo stesso livello di crisi, servirebbe una speranza di rinascita, di
rivincita delle nostre terre. Ma neppure guardando il nostro paesaggio sembra
più possibile trovare una forte speranza. Associazioni di tutela del territorio
che nascono e muoiono a causa del mancato appoggio della cittadinanza che
dovrebbe supportarla. Tentativi di insediamento di strutture che mettono a
forte rischio la tutela dell’ambiente e della salute e che vengono accolte
con calore dai residenti, incuranti di
come un beneficio effimero presente posso portare a danni maggiori nel futuro. Mancanza
di una stessa volontà centrale nell’imporre il rispetto delle stesse norme di
tutela sul vivere civile (raccolta differenziata, riciclo materiali pericolosi,
campagne di sensibilizzazione).
La rinascita a livello economico,
culturale e sociale di un territorio non può non nascere da una primitiva forma
di rispetto per l’ambiente in cui si vive. Se io non rispetto il suolo su cui
cammino, perché dovrei rispettare colui che è di fronte a me?
Ottimo articolo. Vorrei aggiungere che se non cambia il modo di pensare, soprattutto nei giovani e nei politici locali, un margine di miglioramento è difficile da vedere.
RispondiEliminaRicorda che la politica siamo noi!
RispondiEliminaBellissimo articolo
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