"Tutto quello che si fa, è solo ed esclusivamente per noi. Non possiamo vivere in un mondo rovinato in tutti i sensi, quando abbiamo invece l'opportunità di collaborare tra di noi e fare di questo mondo un luogo più bello, ricordandoci che la terra su cui viviamo non ci è stata donata dai nostri padri ma ci è stata prestata dai nostri figli."

martedì 20 settembre 2011

Verso uno sviluppo sostenibile

Le politiche europee, nazionali,regionali degli ultimi anni sono state segnate da un nuovo approccio neiconfronti dello sviluppo, incentivato sicuramente da una visione piùresponsabile del territorio e delle risorse presenti. Fu così che negli anniOttanta, come risposta alla “questione ambientale”, venne introdotto ilconcetto di sviluppo sostenibile. Ma procediamo per gradi …
A seguito della Seconda GuerraMondiale, lo stato di devastazione in cui si trovavano i territori, i borghi ele abitazioni, imponeva un celere intervento di recupero, ma soprattuttoricostruzione. Seguì quindi un “florido” periodo per l’edilizia, che, tuttavia,fu del tutto incontrollata e sfociò nell’abusivismo. Alle necessità del dopoguerra,si aggiunse lo sviluppo di un’economia basata soprattutto sul settoreindustriale, quindi le masse dei lavoratori si spostavano nei centri urbanideterminandone l’espansione, non sempre correttamente pianificata. Negli anniSessanta la ripresa economica incentivò ulteriormente l’espansionismo edilizio;alla domanda di abitazione si aggiunse anche quella di seconde case a fini diturismo stanziale.
Si può ben vedere che negli anniil territorio, il NOSTRO territorio, è stato considerato come un substrato passivosul quale l’uomo è libero di esercitare le proprie attività, di trasformarlo eadattarlo al meglio a quelli che sono i propri bisogni e spesso a solicapricci. A tale concezione si contrappongono tanti episodi che si sonoverificati nel corso del tempo, dal crollo di interi quartieri (come adAgrigento nel 1966) alle numerose frane,devastanti in termini monetari ma soprattutto di vite umane.
Fu così che negli anni Ottanta,come dicevo, per rispondere a tale situazione, si affermò il concetto di svilupposostenibile. Al termine “crescita” si sostituisce quello di “sviluppo”; mentrela crescita implica un aumento di taglia, quindi un’espansione fisica,quantitativa, lo sviluppo si rivolge prima di tutto ad un miglioramento, ad unaumento qualitativo dell’esistente, quindi ad un’azione di recupero eriqualificazione piuttosto che ad una costruzione ex novo. Tale sviluppo deve poi essere “sostenibile”, cioè bisognaessere in grado di sostenerlo, con una più elevata attenzione alle risorseeffettivamente presenti e soprattutto a come utilizzarle.
Se per molti anni l’uomo si èoccupato di soddisfare i bisogni presenti, spesso senza chiedersi se le proprieazioni potrebbero avere conseguenze, con lo sviluppo sostenibile si vuoleguardare anche al futuro, consapevoli del fatto che in una realtà cosìdinamica, qual è quella in cui oggi viviamo, ogni nostra azione avràinevitabilmente degli effetti, sebbene non sempre immediatamente percepibili.Ci si impegna pertanto a soddisfare i bisogni presenti senza comprometterel’ecosistema nella possibilità disoddisfare i bisogni delle generazioni future, quindi a lasciare in eredità unostock di risorse almeno pari a quello a nostra disposizione. Lo svilupposostenibile quindi non si esaurisce con l’incremento di aree verdi, ma implicaazioni volte a limitare l’uso delle risorse non rinnovabili, ad un uso delsuolo più razionale, ad incentivare fonti alternative per la produzione dienergia, a controllare e possibilmente eliminare fonti di inquinamento, acontenere la produzione di rifiuti guardandoli come una risorsa da reinserirenei cicli produttivi piuttosto che smaltire in modo illecito.
Ci si è resi conto, sebbene nondopo poche “spese”, che l’ecosistema del quale ci troviamo a far parte è moltofragile, quindi, se non vogliamo rinunciare al progresso, alla prosperità, atutti quei bisogni un tempo considerati inutili o superflui ma oggi essenziali,è necessario agire guardando non al solo obiettivo da raggiungere, bensìall’intero contesto presente e futuro.
Si spera che le politicheispirate a tali nozioni non rimangano solo un’utopia verso cui tendere o daraggiungere negli anni futuri (prefissando scadenze sempre più lontane); ènecessario metterle in pratica oggi e, soprattutto, farlo concretamente. Ingioco non c’è l’interesse di pochi, bensì il benessere di tutti.

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