Per salvare la natura e le bellezze paesaggistiche
d’Italia dalla progressiva cementificazione che le sta cancellando, il
WWF, nell’ambito dell’Iniziativa “RiutilizziAMO l’Italia”, invita tutti i
cittadini ad aderire all’appello No al consumo di suolo, SÌ al riuso dell’Italia.
Una sfida che punta alla riqualificazione delle aree e dei manufatti
dismessi, disincentivando il consumo di nuovo territorio. L’appello
chiede l’introduzione di strumenti normativi e fiscali che consentano di
ri-utilizzare prioritariamente aree abbandonate, dismesse o degradate.
Grazie alla partecipazione dei cittadini e alla collaborazione tra le
diverse Amministrazioni pubbliche, la finalità di tali strumenti è il
raggiungimento dell’obiettivo cosiddetto “Bilancio consumo di Suolo: Zero”
(che può anche prevedere l’eventuale occupazione di nuovi suoli, solo
se vincolata al recupero naturalistico di altre aree definite in
un’ottica sovralocale e senza effetti di aumento speculativo degli
standard urbanistici).
L’espansione urbanistica a “macchia d’olio” va
immediatamente bloccata: il perimetro urbano deve essere contenuto e
delimitato, preservando così nel contempo il valore della città e della
campagna.Per evitare che il territorio diventi un’immensa, ininterrotta
periferia sub-urbana di nuclei dispersi di scarsa qualità edilizia e
senza servizi, che soffocano la natura e deturpano il paesaggio.
Riutilizzare l’Italia sarà possibile se crescerà il numero e l’impegno delle Amministrazioni pubbliche consapevoli del loro ruolo essenziale nel governo sostenibile del territorio. Amministrazioni quindi in grado sia di garantire il rispetto delle norme a tutela dell’ambiente e del paesaggio sia di regolare le trasformazioni in modo tale da risparmiare suolo e, nello stesso tempo, da migliorare la vivibilità delle città grandi e piccole.
Questi obiettivi verranno ottenuti se si concretizzerà inoltre un forte impegno di mobilitazione civile, sociale e culturale che punti, mobilitando risorse economiche e occupazionali, al riuso e alla riqualificazione delle nostre aree urbane e sia consapevole che il patrimonio di biodiversità, che è parte integrante della ricchezza della nostra nazione, è un bene comune. Gli esempi virtuosi sono già presenti e numerosi cittadini esprimono già una domanda sociale propositiva in tal senso (v. Iniziativa “RiutilizziAMO l’Italia”).
Il WWF Italia chiede ai cittadini di firmare l’appello “NO al consumo, SI’ al riuso dell’Italia” per promuovere e facilitare il riuso di aree e manufatti dismessi da parte di gruppi di cittadini e di amministrazioni locali, perché il patrimonio e gli spazi siano prima di tutto beni comuni ove la comunità possa reinventare luoghi di natura, di nuove economie e di socialità.
Con questa finalità l’appello vuole promuovere 4 strumenti indispensabili, utili al raggiungimento dell’obiettivo “Bilancio del consumo di Suolo: Zero”:
1. Una riforma normativa nazionale sul governo dei suoli e dei territori: innovando una legislazione ferma al 1942, incentivare, attraverso la leva fiscale e normativa, gli interventi di riuso e riqualificazione di aree già edificate e disincentivando, al contrario, quelli di pura espansione che mettono a rischio il patrimonio naturale e fanno aumentare i costi di gestione e manutenzione gravanti sulla collettività. La riforma dovrebbe inoltre favorire la messa a disposizione di manufatti e spazi dismessi per il riuso da parte della comunità, prioritariamente rispetto alla vendita di beni pubblici, oltre a individuare misure (già esistenti in altre legislazioni) per gestire patrimonio privato dismesso non oggetto della necessaria manutenzione.
2. La Carta di impegni “No al consumo di suolo, Sì al riuso dell’Italia”: definendo questa Carta, le Amministrazioni Pubbliche potranno manifestare il loro impegno concreto nel risparmiare il suolo, nel recuperare il dismesso, nel coinvolgere i cittadini e le loro associazioni nelle scelte di pianificazione, progettazione, realizzazione di interventi e gestione di spazi e manufatti riutilizzati.
3. Il “Registro del suolo”: una banca dati integrata tra gli Uffici delle varie Amministrazioni competenti (Comune, Regione, Ministeri), accessibile a tutti i cittadini e grazie alla quale gli Enti pubblici possano controllare e prevenire il consumo di nuovo suolo, ma anche registrare i casi di rinaturalizzazione di suoli urbanizzati. Da qui vogliamo che parta una vera e propria operazione-trasparenza!
4. Una “Fiscalità antiabbandono”: che introduca un’imposta selettiva con l’obiettivo di rendere più vantaggioso il recupero e il riuso, rispetto al nuovo costruito e, nel contempo, di disincentivare il consumo di nuovo suolo al di fuori del perimetro urbanizzato, nel rispetto del patrimonio naturale, della rete ecologica e dei beni paesaggistici.
Riutilizzare l’Italia sarà possibile se crescerà il numero e l’impegno delle Amministrazioni pubbliche consapevoli del loro ruolo essenziale nel governo sostenibile del territorio. Amministrazioni quindi in grado sia di garantire il rispetto delle norme a tutela dell’ambiente e del paesaggio sia di regolare le trasformazioni in modo tale da risparmiare suolo e, nello stesso tempo, da migliorare la vivibilità delle città grandi e piccole.
Questi obiettivi verranno ottenuti se si concretizzerà inoltre un forte impegno di mobilitazione civile, sociale e culturale che punti, mobilitando risorse economiche e occupazionali, al riuso e alla riqualificazione delle nostre aree urbane e sia consapevole che il patrimonio di biodiversità, che è parte integrante della ricchezza della nostra nazione, è un bene comune. Gli esempi virtuosi sono già presenti e numerosi cittadini esprimono già una domanda sociale propositiva in tal senso (v. Iniziativa “RiutilizziAMO l’Italia”).
Il WWF Italia chiede ai cittadini di firmare l’appello “NO al consumo, SI’ al riuso dell’Italia” per promuovere e facilitare il riuso di aree e manufatti dismessi da parte di gruppi di cittadini e di amministrazioni locali, perché il patrimonio e gli spazi siano prima di tutto beni comuni ove la comunità possa reinventare luoghi di natura, di nuove economie e di socialità.
Con questa finalità l’appello vuole promuovere 4 strumenti indispensabili, utili al raggiungimento dell’obiettivo “Bilancio del consumo di Suolo: Zero”:
1. Una riforma normativa nazionale sul governo dei suoli e dei territori: innovando una legislazione ferma al 1942, incentivare, attraverso la leva fiscale e normativa, gli interventi di riuso e riqualificazione di aree già edificate e disincentivando, al contrario, quelli di pura espansione che mettono a rischio il patrimonio naturale e fanno aumentare i costi di gestione e manutenzione gravanti sulla collettività. La riforma dovrebbe inoltre favorire la messa a disposizione di manufatti e spazi dismessi per il riuso da parte della comunità, prioritariamente rispetto alla vendita di beni pubblici, oltre a individuare misure (già esistenti in altre legislazioni) per gestire patrimonio privato dismesso non oggetto della necessaria manutenzione.
2. La Carta di impegni “No al consumo di suolo, Sì al riuso dell’Italia”: definendo questa Carta, le Amministrazioni Pubbliche potranno manifestare il loro impegno concreto nel risparmiare il suolo, nel recuperare il dismesso, nel coinvolgere i cittadini e le loro associazioni nelle scelte di pianificazione, progettazione, realizzazione di interventi e gestione di spazi e manufatti riutilizzati.
3. Il “Registro del suolo”: una banca dati integrata tra gli Uffici delle varie Amministrazioni competenti (Comune, Regione, Ministeri), accessibile a tutti i cittadini e grazie alla quale gli Enti pubblici possano controllare e prevenire il consumo di nuovo suolo, ma anche registrare i casi di rinaturalizzazione di suoli urbanizzati. Da qui vogliamo che parta una vera e propria operazione-trasparenza!
4. Una “Fiscalità antiabbandono”: che introduca un’imposta selettiva con l’obiettivo di rendere più vantaggioso il recupero e il riuso, rispetto al nuovo costruito e, nel contempo, di disincentivare il consumo di nuovo suolo al di fuori del perimetro urbanizzato, nel rispetto del patrimonio naturale, della rete ecologica e dei beni paesaggistici.
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