"Tutto quello che si fa, è solo ed esclusivamente per noi. Non possiamo vivere in un mondo rovinato in tutti i sensi, quando abbiamo invece l'opportunità di collaborare tra di noi e fare di questo mondo un luogo più bello, ricordandoci che la terra su cui viviamo non ci è stata donata dai nostri padri ma ci è stata prestata dai nostri figli."

martedì 5 marzo 2013

Il degrado del nostro paesaggio



Una delle bellezze l’Italia può vantare in tutto il mondo sono alcuni dei suoi paesaggi. Come restare indifferenti dinanzi alla costiera amalfitana, oppure osservando scorcio delle nostre alpi o l’eleganza delle colline emiliane e toscane; questo e molto altro, ovviamente. Guardandoli, possiamo scorgere molto di più di un semplice borgo a picco sul mare o di una distesa di neve o di un colle verdeggiante. Possiamo notare la grandezza e l’impeto della natura, come nel caso di una montagna, o la capacità di adattamento dell’uomo, come un borgo in picchiata sul mare, con vicoli tortuosi e case strette. Credo  sia capitato a tutti noi di osservare nel profondo il paesaggio che ci circonda, vedere cosa ci può trasmette. Ebbene, se girando per la costiera si avverte questa sensazione di eleganza legata al territorio, di gente che vive in un tutt’uno con l’ambiente circostante, restiamo colpiti e sorge in noi un rispetto per quell’ambiente, per il suo territorio; non potremmo dire lo stesso con i paesaggi delle nostre terre, quelle dell’alto casertano che, anche se non paragonabili in termini di bellezza con quelle amalfitane, “neppure provano a dare un segno di bellezza differente”, vorrei aggiungere.

Il senso che maggiormente avverto, soprattutto passando per i vari borghi o i vari campi che ci circondano , è quello di desolazione. Una desolazione non legata alla mancanza di popolazione, ma alla mancanza di rispetto per il territorio e di valorizzazione. Ti guardi intorno e vedi case abusive costruite in punti impensabili, costruzioni fatiscenti abbandonate a sé stesse, fabbriche inutilizzate da decenni e lasciate all’incuria del tempo, strade distrutte dalle intemperie e non e mai rimesse a posto, cumuli di rifiuti abbandonati lungo i fossi e nei campi, cave che squarciano i nostri monti; questo e altro trasmettono un’aria di assoluta tristezza. Il tutto poi si ricollega alle stesse condizioni di vita attuali nel territorio: emergenze rifiuti che si susseguono nel tempo, abbandono nelle montagne o smercio illegale degli stessi a mano di criminalità organizzata, incuria dei cittadini per l’ambiente circostante e la loro salute, mancanza di una forte presenza statale per l’imposizione di meccanismi di tutela e valorizzazione dei borghi, dei campi e delle cittadine. Se la terra su cui viviamo risulta mortificata da anni di maltrattamenti operati alla stessa, e dal punto di vista economico ci si trova sullo stesso livello di crisi, servirebbe una speranza di rinascita, di rivincita delle nostre terre. Ma neppure guardando il nostro paesaggio sembra più possibile trovare una forte speranza. Associazioni di tutela del territorio che nascono e muoiono a causa del mancato appoggio della cittadinanza che dovrebbe supportarla. Tentativi di insediamento di strutture che mettono a forte rischio la tutela dell’ambiente e della salute e che vengono accolte con calore dai residenti, incuranti di come un beneficio effimero presente posso portare a danni maggiori nel futuro. Mancanza di una stessa volontà centrale nell’imporre il rispetto delle stesse norme di tutela sul vivere civile (raccolta differenziata, riciclo materiali pericolosi, campagne di sensibilizzazione).
La rinascita a livello economico, culturale e sociale di un territorio non può non nascere da una primitiva forma di rispetto per l’ambiente in cui si vive. Se io non rispetto il suolo su cui cammino, perché dovrei rispettare colui che è di fronte a me?

3 commenti:

  1. Ottimo articolo. Vorrei aggiungere che se non cambia il modo di pensare, soprattutto nei giovani e nei politici locali, un margine di miglioramento è difficile da vedere.

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